INVITO "A NOZZE" PER LEI

DI GIULIA

 

L’invito ad un matrimonio per le donne, compresa me, è come un “invito a nozze” estremamente gradito, se non altro, per dare sfoggio del meglio di sè.

Tanto per iniziare, già la lettera di partecipazione trovata nella casella della posta è sia la conferma di ciò che speravo (essere invitata) sia l’inizio dei preparativi da invitata. Insomma, è una benedizione. Della partecipazione in sè poco me ne frega (per me sono tutte uguali) perché mentre la leggo la mia mente è già orientata ai numerosi preparativi che mi attendono.

Ed ecco che nella mia testa i neuroni si suddividono subito in due gruppi: quelli delle domande e quelli delle risposte. Già, perché le domande hanno delle risposte ma non sempre le risposte rispecchiano le domande (bisogna esser donna per capire). E se le domande sono tante così anche le risposte, ecco che si formano sottogruppi di sottogruppi dei propri neuroni ed inizia una battaglia selvaggia su chi ha ragione e su cosa etc...etc.... ma per me non c’è tempo da perdere e devo subito prendere in mano la situazione.

Ecco che inizia la pianificazione dettagliata degli eventi e dei fatti che si concluderanno con il matrimonio. In primis bisogna avere conoscenza perfetta della location (per le scarpe non per altro), della stagione (freddo o caldo?) e degli invitati: chi ci sarà? Partendo dall’assunto di base che io non sia nè la sposa, nè la testimone di nozze, nè una parente stretta (in questi casi le donne vivono nel delirio), mi comporto comunque allo stesso modo (cioè delirio più assoluto). E poi: con chi ci vado? Sono single e devo assolutamente convincere gli sposi ad invitare un’amica che mi accompagni (non amico altrimenti tutti potrebbero pensare che mi sia fidanzata e quindi magari non potrei tentare un approccio con il “bello di turno” se mai dovessi incontrarlo).

Ecco che i neuroni prendono il sopravvento ed unanimemente sentenziano: avendo visto la location, sapendo della stagione e che sono single, si deve necessariamente partire dall’abito più adatto per la cerimonia. Ovviamente io dispenso consigli anche all’amica che mi accompagnerà perché anche “l’infiltrata” alla cerimonia sia presentabile e perfetta, (non come me ovviamente). Pertanto, preso atto sul da farsi, (neuroni compatti) inizio a guardare le vetrine dei negozi in cerca di un capo d’abbigliamento adatto all’occasione.

Banditi pantaloni e giacche (i neuroni hanno dovuto lottare a lungo per sollevare poi bandiera bianca.... LA DONNA HA DECISO!), meglio abiti più leggeri che mettano in risalto le curve (e copra altri difetti) oppure abiti più coprenti per non dare l’impressione di voler trovare marito AD OGNI COSTO.

Il colore non deve mai essere bianco (non si usa) e mentre alcuni neuroni chiedono se sia il caso di optare per toni chiari e raffinati, altri neuroni rispondono che è meglio il nero (snellisce ed è chic anche per i matrimoni). Ma io non mi accontento dei miei neuroni e ho urgente bisogno delle amiche con i loro preziosi consigli.

Ed allora inizia la “chiamata alle armi delle amiche” che hanno più gusto, bando ai costi. Già perché il budget iniziale inizia a gonfiarsi come un palloncino riempito di aria, perché ..... perché la categoria dei vestiti che piacciono, chic, di tendenza e che mi stanno bene, sono costosi... ma come si fa a rinunciare a loro? potranno anche essere costosi ma tanto poi si potranno riutilizzare per altre occasioni (non succede mai in verità); e poi quegli abiti nessuno li avrà perché ovviamente fanno la differenza.

Senza contare che è proibito indossare abiti già usati in precedenza per occasioni simili (orrore se qualcuno capisse che riciclo gli abiti). Dunque i dilemmi sono tanti e variegati: Abito colorato ma che colore? meglio tinte unite, o fantasia? gonna al ginocchio o gonna lunga, décolleté provocante o coperto, braccia scoperte o meno, etc etc.... abito minimal o più coprente?

Tutto deve essere scelto nei minimi dettagli: abito corto, ma ho le gambe storte o grosse, abito lungo, ma mi fa sentire bassa, abito scollato, ma ho poco seno, abito in tinta unita, ma si deve abbinare al mio incarnato, abito scollato ma devo ricorrere a lampade per dare un “effetto abbronzato”. La scelta è ardua e dopo tanto girare per negozi, svuotare interi scaffali e far diventare isteriche le commesse, non riesco ancora a decidermi.

La notte poi è il momento cruciale di massima indecisione dove i dilemmi assumono proporzioni catastrofiche. Alla fine seguo il mio intuito (i neuroni ormai hanno abbandonato il campo di battaglia per unanime resa) e decido di acquistare un capo che non mi convince tantissimo (mai nessun abito potrà convincermi).

Ora si può passare alle scarpe: rigorosamente tacco alto (che non uso mai) e preziose (manco fossi cenerentola con la scarpetta di cristallo). Poiché sono donna non posso non avere appresso anche un paio di scarpe basse e comode: certo non ciabatte: devono avere la loro eleganza. Pertanto altra ricerca di scarpe che sia in linea con l’outfit.

Per il trucco ed il parrucco mi affido alla make up artist più famosa della città ed al parrucchiere di fiducia: trucco acceso o leggero? Capelli morbidi, sciolti o chignon? cambiare colore? Farli biondi, scuri, rossi? Accessori obbligatori: pochette (non borse manco stessi andando al supermercato) orecchini preziosi regalati alla laurea, perle rigorosamente ereditate dagli avi che nei secoli dei secoli hanno tramandato l’importante gioiello, bracciale (no forse meglio di no, lo vedo troppo fine ed il bracciale potrebbe far sfigurare il mio braccio sinuoso).

Dopo aver vissuto per un po’ di tempo nel delirio più assoluto, mi pongo il problema del regalo....già perché il tema regalo è secondario solo all’outfit. Ecco allora che i neuroni si dividono: chi dice regalo per la casa, chi dice busta etc...ma gli sposi avranno fatto la lista nozze? Si? No? Vabbè. per me il tema regalo è assai poco complicato, qualsiasi cosa va bene, basta non sfigurare.

E dopo le fatiche, arriva il giorno tanto atteso: il matrimonio. Mi alzo presto e inizio i sontuosi preparativi (anche se la cerimonia è nel pomeriggio). Poco importa l’orario perché ho un gran bel daffare.... per paura di non riuscire ad entrare nel famoso abito tanto ricercato, studiato, amato e soprattutto costoso, nei giorni precedenti ho seguito una dieta rigorosa e di buon mattino vorrei svuotare il frigorifero ma, ahimè, non posso. Tutto deve andare come programmato: non ci devono essere intoppi o contrattempi: famiglia, parenti e amici avvisati, compreso il gatto che guarda con aria indifferente e sorniona l’andirivieni nelle stanze della casa.

All’ora fatidica (sfatiamo il mito che la donna è sempre in ritardo perché quando vuole essere puntuale, LO E’) esco di casa di tutto punto e mi avvio verso la macchina (sporca e senza benzina). Per me la macchina è un optional e se non c’è benzina poco importa, spero solo che mi faccia arrivare in chiesa e per dopo troverò qualche anima pia che rifornisca la macchina al posto mio.

L’arrivo in chiesa è trionfale perché è il momento di mostrare me stessa al mondo, con il mio abito costoso, i tacchi a spillo e un gran sorriso sul viso super truccato. Prendo posto negli ultimi banchi della chiesa per poter ammirare (criticare e giudicare) sposi ed invitati.

Ed ecco che arrivano gli sposi: lui manco lo guardo (gli uomini si vestono tutti allo stesso modo) ma la sposa attira la mia attenzione (bella, brutta, bel vestito, vestito troppo stretto, largo, tulle esagerate, fiori e bouquet) nulla passa inosservato al mio sguardo, attivato in modalità raggi X e completo di radiografia total body sulla sposa.

E mi accorgo a malapena se la sposa sorride, è seria, emozionata etc... (tanto poi le passa). Nel mentre che la cerimonia ha inizio, io rimango imperterrita nel mio posto e passo il tempo ad osservare tutti, ma proprio tutti (organista compreso).

Con la fine della cerimonia si aprono le danze: saluti, baci abbracci con persone conosciute e non conosciute, tanto che importa, è una festa, e via al ristorante con i piedi che iniziano a far male.

Da lì la Trasformazione: da perfetta donna delle cerimonie, mi cambio le scarpe (basse, LO FANNO TUTTE) ed inizio a “trastullarmi” tra amici, vecchi e nuovi, parenti degli sposi, zii, nonni, bisnonni e tutta la generazione dalla fine del 1600 in poi.

Tanti complimenti dati e soprattutto ricevuti (per la mia eleganza), tanti i convenevoli e tante le occhiate ed i commenti più disparati: Tizia è vestita male, come fa ad abbinare quei colori, Caia è ingrassata in modo indecente, e Sempronia? avrebbe dovuto optare per una gonna lunga e non così corta.... insomma ce n’è per tutti e per tutti i gusti.

Ma mentre spettegolo sull’universo presente (Caio si è sposato con un’altra, povera la sua ex, la ha trattata malissimo, ho saputo che Tizio ha una relazione extraconiugale con una aliena, invece so che Sempronio poverino ha trovato la moglie con un’altra e non si è poi ripreso dallo choc) mangio a quattro ganasce (ormai la dieta non ha più senso seguirla), bevo come una forsennata (forse il ristorante ha anche un hotel per la notte?) ma soprattutto ispeziono tutti i commensali alla ricerca del “papabile”....e nel mentre passano anche le interminabili ore del pranzo fino al taglio della torta... ma soprattutto al lancio del bouquet che ovviamente schivo sia io che tutte le donne presenti perché la sposa lo lancia talmente in alto che finisce dentro il nido del malcapitato uccellino che dormiva.

Fine serata con apertura danze, il papabile forse c’è o forse o no, poco importa: si balla e si beve.... e mi concedo di essere me stessa (trucco sfatto, scarpe basse e vestito un po’ stretto) ma certa di aver fatto furore...

 

c’est la vie

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